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Ritorno al futuro all’isola d’Elba

Proprio nel cuore dell’Elba, su di una collina appena fuori del paese di Porto Azzurro, esiste un pezzo di terra che racchiude insieme tanti dei tesori di quest’isola e il cui ‘custode’ è la persona più indicata per raccontarvene la storia: stiamo parlando di Antonio Arrighi, professione ‘vigneron’, titolare dell’Azienda Agricola Arrighi.

Qui Antonio, tra tradizione e innovazione, come un novello Marty McFly al volante della DeLorean dell’amico ‘Doc’, sperimenta la vinificazione riportandola indietro nel tempo, per il proprio particolarissimo ‘ritorno al futuro’… ma di questo parliamo più avanti.

Nell’immaginario collettivo l’isola è un modello di spazio staccato e opposto alla terra ferma, è finitezza e mondo completo, spazio protetto e incontaminato, universo a sé stante: in latino ‘insula’ significa appunto in solitudine, in isolamento.

L’isola emana magnetismo esotico e arcano, richiamando l’istinto primordiale alla libertà di vivere. Da Ulisse a San Brandano, da Robinson Crusoe a Corto Maltese, essa è sempre stata il luogo di ogni proiezione fantastica.

L’Elba non fa eccezione a questo modello immaginifico di isola, ma nel suo caso il fascino è pure accresciuto dalla straordinaria ricchezza di territorio, storia e genti che la rendono scrigno di tesori unici e irripetibili.

Gli ambienti e i paesaggi tra la terra e il mare, tutti di rara bellezza, qui sono così diversificati che spesso si ha la sensazione, anche dopo solo qualche tratto di strada o di sentiero o di costa, di trovarsi in luoghi completamente diversi tra loro.

Lo sguardo non si stanca mai di scoprire le sinuosità di cale e rilievi, il gioco di luci e ombre sul mare o intorno alle montagne, l’assordante sfavillio di ogni sfumatura di azzurro delle acque e del cielo, e di ogni sfumatura di verde della vigorosa macchia mediterranea che riveste l’isola.

Dagli Etruschi ai Romani, da Pisa ai Medici, dagli Spagnoli a Napoleone, l’Elba è stato teatro di grandi eventi: non esiste civiltà del Mediterraneo che non abbia lasciato tracce rilevanti del proprio passaggio sull’isola.

Gli uomini e le donne di quest’isola nei secoli hanno cercato di addomesticare queste terre, le hanno lavorate e plasmate, ne hanno forgiato la storia, creando e conservando un patrimonio di tradizioni oggi più che mai da custodire e tramandare.

Nasse Arrighi

Tra questi ‘custodi’, appunto, c’è Antonio Arrighi.

Di lui sicuramente sentirete parlare o leggerete del Nesos, il suo esperimento – un ‘ritorno al futuro’ unico al mondo – di produrre il ‘vino marino’ come gli antichi Greci, immergendo per alcuni giorni le uve in mare dentro le nasse; oppure dell’affinamento dei suoi vini in anfore di terracotta interrate, come si faceva 7000 anni fa in Georgia con le ‘qvevri’: espressioni di una ricerca tesa alla massima qualità produttiva, recuperando valori antichi del proprio lavoro e della propria terra (non dimentichiamoci che, nel I secolo d.C., Plinio il Vecchio già definiva l’Elba “l’isola del vino buono”).

Tutto vero. Ma la verità più vera per raccontare Antonio Arrighi e la sua azienda la si trova alla fine nella semplicità, nella naturalezza e nel riconoscimento di valori fondanti senza i quali non potrebbero esistere né il Nesos né altro: in primis la splendida famiglia, la moglie, e i tre figli, ‘radici del futuro’. In totale armonia d’intenti, tutti – a parte il piccolo Mattia – collaborano in varia forma e misura alla conduzione quotidiana dell’azienda.

La sua dedizione alla terra d’Elba traspare poi anche in azioni e gesti quotidiani: come scoprire l’alba – e ancora oggi emozionarsene – in sella alla sua mountain bike (Antonio è stato triatleta, e sulle due ruote ha affrontato gare di resistenza in Sahara e Medio Oriente), o approntare percorsi didattici sulle biodiversità in vigna, oppure accogliere gli ospiti in visita in cantina e sedersi in mezzo a loro in genuina condivisione di natura e umanità varie.

Se andrete a trovarlo, chiedete ad Antonio di portarvi con lui sul percorso di trekking tra le vigne. Camminando sulle sue terre – tutte poste all’interno del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano – resterete affascinati dalle tante storie personali e dell’isola che vi racconterà.

Fino ad ammutolirvi quando, nel silenzio di una natura incontaminata, giungerete nella parte alta della tenuta per dominare la vista degli antichi terrazzamenti recuperati a vigna, che formano un vero e proprio anfiteatro naturale.

Lì, senza bisogno di altre parole, capirete ogni perché di questo luogo, di queste persone e di questa isola. Amore, passione, tradizione e famiglia: senza tutto ciò non esisterebbe nemmeno il Nesos.

Non perdetevi il prossimo ‘ritorno al futuro’ dell’Azienda Agricola Arrighi: un viaggio letterario ‘doc’ tra le nostre Wine Stories d’Autore.